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Il segno del labirinto - Poesie

Il segno del labirinto - Poesie

Sandro Montalto

Il segno del labirinto

Con note critiche di Pier Luigi Bacchini, Donatella Bisutti, Giancarlo Buzzi, Corrado Calabrò, Franco Cardini, Alessandro Carrera, Tullio de Mauro, Gio Ferri, Gian Ruggero Manzoni, Giampiero Neri, Camillo Pennati, Gino Ruozzi, Gabriella Sica

Edizioni La Vita Felice, Milano 2011

108 pagine

ISBN 978-88-7799-377-9    

La poesia di Sandro Montalto potrebbe essere definita come quella del mal de vivre, abitata da un male. Sono testi in cui è arduo e talvolta penoso addentrarsi perché smuovono nel nostro inconscio quel fondo di paura e di disperazione che sempre ci sforziamo di dimenticare e che per questo si può essere tentati di respingere. Tuttavia questa descente en enfer, se abbiamo il coraggio di affrontarla insieme a Montalto, può suscitare in noi delle reazioni positive, addirittura rigenerarci. Ciascuno di noi credo nel corso della sua vita passa attraverso diverse fasi; Montalto ha il coraggio di calarsi in questi abissi e prendere di petto il Nonsenso, la vertigine di una mancanza di risposte agli interrogativi che ci perseguitano dalla più lontana antichità (da dove veniamo, dove andiamo...) e fanno dell'uomo insieme il più infelice e il più creativo degli animali. Creazione per reagire alla morte, per superarla, per dare un senso alla vita sia pure - paradossalmente, come qui - proprio attraverso l'accettazione del Nonsenso. D’altra parte la disperazione esistenziale è speculare allo slancio vitale come l'odio lo è all’amore e solo quelli che hanno creduto o aspirato più intensamente a una dimensione spirituale alta, ideale, utopica, possono avere la forza necessaria per sposare la causa della distruzione (Donatella Bisutti).  

Sandro Montalto non scrive poesie: tutti scriviamo poesie, o le abbiamo scritte in un certo periodo della nostra vita. Montalto fa autenticamente poesia: il che significa che ha scelto la poesia come mezzo primario d’espressione, che ha una poetica, che si tiene stretto alla sua fede nella poesia come dimensione della vita ancor prima che come espressione artistica tra le tante, o come sperimentazione, o come ricerca di visibilità. Può (e sa) fare molte altre cose; ma ha scelto di lavorare intensamente e continuativamente sulla poesia. È stata la poesia ad aver scelto lui (Franco Cardini).    

Le tue poesie si leggono come stazioni di un labirinto, in quel labirinto romantico che è la vita come ce l’hanno consegnata grandi poeti simbolisti ed esistenzialisti. E si fanno leggere come tappe di un percorso iniziatico che chiede di essere decifrato. Fatico a trovare i tuoi antecedenti perché molto hai lavorato a nascondere e si fatica a entrare nel tuo progetto che è evidentemente imperioso e irrituale. [...] Le tue parole sono vagabondaggi nella mente, un passo dopo l’altro, tra ombre e mai persone, vagabondaggi emotivi tra attimi incandescenti e suoni inerti. C’è sempre la possibilità di crolli emotivi, come suona anche il titolo di un altro tuo libro. Ma anche un improvviso e felice «sgocciolare di luce» tra le pozzanghere marce d’Europa in cui ti immagino. [...] Non ti rassegni alla morte, al disincanto, all’eclissi della chimera come suona ancora un altro tuo titolo. Infaticabile, chiedi chiarezza al mondo, cerchi «la definizione dell’amore» e del tempo, provi a stilare una «diagnosi», non ti arrendi: aspetti il segno del labirinto, un araldico emblema asserragliato nel silenzio. Aspetti il segno, la tua poesia te lo mostra (Gabriella Sica).

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